Cari ascoltatori ascoltatrici, fratelli sorelle nel signore, serena solennità dell’Epifania.
Vi propongo un impegno: Liberare i Magi dal presepe, guardare i Magi nella narrazione di Matteo e ce ne sono tutte le ragioni, come modelli per non perdere di vista la ricerca di Dio, dove è colui che è nato? E la domanda che li muove, che deve muovere anche ciascuno di noi, se non vogliamo scoprire in punto di morte di non essere vissuti.
L’Epifania tutte le feste si porta via, recita un antico detto, significa quindi che inizia il quotidiano, la vita di un giorno, ed è lì, nelle nostre giornate che dobbiamo continuare a chiederci dove è colui che è nato, si tratta di rimanere cercatori di Dio e magari anche dell’uomo.
Non si può cercare l’uno senza trovare l’altro e viceversa, dove cercare colui che è nato?
Nei palazzi del re, nei templi, nei cosiddetti luoghi di potere, nelle nostre confort zone ,nelle nostre zone di sicurezza e di conforto. La parola è venuta a farsi carne, nella precarietà, ed è lì che ancora si trova e va cercata, sarà più facile trovare colui che è nato sfruttando coloro che attraversano deserti e mari, coloro che travestono montagne e boschi, guardando uomini e donne che frequentano i nostri centri di ascolto e le nostre mense.
Mettendoci in ricerca, come i Magi, cercando altre strade, strade nuove. Il tempo ordinario che ci si apre dinanzi è il tempo opportuno per riprendere la nostra ricerca di Dio, ci guidi non la storia, che giorno dopo giorno si squaderna per noi, è la scrittura, da cui possiamo imparare a riconoscere il disegno sottostante al caos. Voglio darvi due consegne;
L’invito a metterci tutti in stato sinodale, che non è fare un parlamento, delle riunioni o delle rivendicazioni sindacali, né tantomeno ripeterci cose note, guardandoci bene da metterlo in pratica.
Si tratta di ascoltare e insieme ai laici, preti, praticanti e non praticanti, discernere cosa lo spirito dice alle chiese. E un’importante occasione che richiede onesta e umiltà, da parte di ciascuno, non manchiamola, la pandemia da Covid-19 è ancora ospite non gradito nelle nostre vite, ha causato lutti e sofferenze, ha messo alla prova le nostre sicurezze, sconvolto le relazioni quotidiane,a portato alla luce tante sofferenze dell’animo umano.
Porto con me, nella preghiera, quanti ne hanno fatto, e ne stanno facendo esperienza diretta, per la malattia o per essere a servizio dei fratelli e delle sorelle che da questa malattia sono visitati.
Una parola di paterno richiamo, a chi ancora poco si cura, di usare dispositivi per il contenimento del contagio o rifiutare la vaccinazione. –Continua ancora S.E. Mons. Damiano –
Considerate poi alcune prese di posizione in ambito religioso, dico una cosa semplice e chiara: “vaccinarsi non è peccato”, poiché , semmai, sarà un’opera di misericordia. Chiunque sostenga il contrario è in grave errore. A tutti a tutte, le parole di Isaia: poiché ecco, la tenebra, ricopre la terra nebbia fitta volge popoli ,ma su di te , risplende il signore, la sua gloria appare su di te.